Giancarlo Previati
Giancarlo Previati
L’incontro con Giancarlo Previsti, attore professionista ed ex studente presso il nostro Istituto (“Mi divertivo così tanto, che giunto in seconda ho deciso di trattenermi sei anni al posto dei canonici cinque”) non ha dato origine ad una vera intervista, ma a qualcosa di molto di più.
Premessa: dopo alcuni tentativi andati a vuoto, finalmente riesce a venire alle prove del gruppo teatro, riuscendo a stabilire una corrente di simpatia reciproca con i nostri studenti e le nostre studentesse.
Segue in silenzio le prove, copione alla mano. Poi dona agli allievi lezioni di recitazione, consigli, esortazioni, frutto della sua esperienza di teatro. Gli allievi ascoltano, assorbono le sue parole. Poi iniziano le domande. Suggerimenti sulla postura da tenere, sui ritmi della recitazione (“Andate lenti, usate la parole come strumento”), sui movimenti da fare.
Al termine, Filippo, che da grande vorrebbe intraprendere la carriera di attore, gli pone l’inevitabile domanda:
Come sei diventato attore?
Dopo aver il diploma conseguito faticosamente al Calvi mi ero iscritto a Psicologia, laureandomi con il massimo dei voti; poi ho fatto il magazziniere e quindi il ristoratore. L’incontro con il teatro è stato pressoché casuale. Frequentavo un piccolo teatro in centro a Padova. Un girono, mentre stavano provando l’Amleto, un attore dà forfait. Così, mi chiedono di sostituirlo e quella fu la prima volta che recitai: avevo 29 anni. Posso dire, quindi, che la mia è stata una vocazione tardiva. Di sicuro a fare il ristoratore avrei guadagnato molto di più, mentre a recitare non si diventa ricchi……ma ormai posso dire di aver raggiunto la pensione da attore.
Cosa consigli ai giovani che volessero fare questa carriere?
Il consiglio che posso dare è quello di iniziare a frequentare il teatro, andare a vedere le recita anche per carpire i segreti della recitazione. Ѐ importante conoscere l’ambiente, senza timidezza: un attore non deve essere timido.
Poi, uno può scegliere di frequentare una accademia teatrale, ad esempio a Milano o a Roma. Questo percorso io non l’ho fatto, come ho detto.
Un’altra cosa molto importante è crearsi dei contatti che ti permettano di poter trovare un ruolo negli allestimenti teatrali. Ci sono attori bravissimi in questo, altri meno portati.
Interviene Filippo che gli dice di aver fatto l’animatore in villaggi turistici
Hai fatto un’esperienza importantissima, quasi fondamentale. Molti personaggi televisivi famosi lo hanno fatto e questo ha consentito loro di imparare a gestire il rapporto con il pubblico.
Qual è l’essenza del teatro?
Quando si recita si porta in scena una finzione facendo credere che sia realtà. Ѐ fondamentale il rapporto con il pubblico. Quando dico “pubblico” mi riferisco anche ad una singola persona. Perché si possa parlare di teatro è sufficiente che ci sia una persona che recita e uno spettatore che ascolta; se poi gli spettatori sono venti, cento o quattrocento tanto meglio. Sei tu attore che devi metterti in relazione con il pubblico: se tu guardi negli occhi uno spettatore mentre stai recitando lo costringi a seguirti, lo immergi in ciò che stai recitando. Ripeto: il rapporto con il pubblico è fondamentale per l’attore perché senza pubblico l’attore non esiste e, al tempo stesso, il pubblico deve essere coinvolto in ciò che l’attore sta recitando; è un rapporto di scambio fra i due.
Raccontaci la tua esperienza di studente presso il nostro Istituto
Devo premettere che ho svolto l’intero corso di studi in via Diaz, dove all’epoca si trovava una delle succursali del Calvi. Noi la consideravamo “terra liberata”, nel senso che il Preside non si faceva quasi mai vedere, non c’era un responsabile di sede, e questo causava una situazione di libertà, che spesso sconfinava in anarchia. Come ho già detto in seconda mi ero reso conto di divertirmi tanto, per cui decisi di fermarmi un anno in più…
Un primo ricordo riguarda l’aula in cui passavamo le ore di lezione. Era una stanza grande, che veniva riscaldata da una stufa a legna e noi, con la scusa di caricarla riuscivamo a fumarci una sigaretta. Del resto all’epoca anche gli insegnanti fumavano in classe. La professoressa di Matematica, in particolare era una tabagista e a casa scoprivano che eri interrogato da lei dal fatto che i tuoi abiti puzzavano di fumo.
Le lezioni di Italiano erano spesso saltate perché all’ingresso in aula dell’insegnante io e alcuni altri miei compagni uscivamo per tutta l’ora.
Eravamo una classe a dir poco vivace; il Preside e io venivamo a contatto solo in occasione delle sanzioni disciplinari cui ero sottoposto. In quinta venni sospeso per quattro giorni, per cui al momento del giudizio di ammissione all’Esame di maturità sarebbe stato logico che mi venisse dato sette in condotta, che all’epoca mi avrebbe precluso la partecipazione all’Esame: mi risulta però che il Preside spinse il Consiglio di classe affinché mi fosse dato otto in condotta per evitare di avermi al Calvi per un altro anno.
A scuola andavo volentieri, anche se sapevo di essere interrogato e non avevo studiato; le uniche volte in cui restavo a casa era in occasione degli scioperi, all’epoca non rari.
Un altro episodio mi viene in mente: una volta riuscii a copiare integralmente un compito di Ragioneria da un mio compagno: mi arrabbiai molto, perché la ritenni una vera ingiustizia, quando scoprii che lui aveva preso tre e io due. Ma come? Dissi: se ho copiato da lui e quindi i compiti sono uguali perché a lui tre e a me solo due? Ancora oggi aspetto risposta…….
Ci risulta che si facessero degli spettacoli a cura degli studenti
Certamente. La scuola affittava per una mattinata il Supercinema, che ora non c’è più, ma che all’epoca era un grande cinema di prima visione e, prima delle vacanze di Natale, si faceva lo spettacolo. C’era il balletto con le ragazze, il tg satirico, le imitazioni dei professori, un po’ di cabaret. Io e altri mettevamo in scena le canzoni dei “Gufi” e forse da allora avevo iniziato a capire che il teatro non mi era estraneo.
Alla fine dello spettacolo andavamo tutti a mangiare in una osteria storica di Padova: anche quello faceva parte del divertimento.
Dopo più di due ore trascorse assieme l’allegra compagnia si scioglie e ci viene in mente la risposta che Giancarlo Previati aveva dato al Dirigente scolastico al momento della presentazione, prima dell’inizio delle prove:
Dirigente scolastico: “Lei è stato uno studente modello, immagino”
Giancarlo Previati: “No, sono stato un modello di studente” (sottinteso: da non imitare).